[Rachel Carney esordisce per Seren con Octopus Mind, raccolta apprezzabile e densa, più vicina alla slapstick poetry che alla laureata per una convivenza sperabilmente funzionale con la disprassia diagnosticatale solo da adulta. Le tre poesie tradotte aggiungono un focus esterno al diario di bordo dei patemi. GC]
Nudo blu intorno a Picasso – lei siede con la testa china e le gambe accucciate lui dipinge / spandendo il pennello in lente onde di grigio che emergono nel blu // la luce s’affievolisce alla finestra i suoi occhi scrutano / la forma accovacciata, piccola e in terra tuttuna al pavimento // un flebile tratto attorno alla pelle, un debole alone / continua a dipingere mentre la luce svanisce e presto inizia // nel nero pece e continua, tirando linee nel colore e ancora ancora disperdendo // quella pallida luce gialla sulla spalla / riempiendone la testa scura, il buio dove la testa vorrebbe stare // ritagliandola dallo sfondo portando gradualmente / nell’antro nero del suo studio la pittura // è così buio che non riesce a vedersi piu’ le mani lei non è / nemmeno lì non c’è mai stata e tuttavia // dipinge fin quando il campanile non batte le tre / un gatto miagola lui si ferma inspira // profondamente e di nuovo fuori, è finita, / ha versato il blu di se stesso fuori di sé // ha dipinto il suo proprio nudo blu
Autoritratto come parti di una santa intorno a Santa Teresa d’Avila – potrai baciarmi la mandibola a Roma / o stringermi le dita ossificate ad Ávila // scrutare attraverso lo spesso vetro museale il mio avvizzito / cuore affranto e vedere come mi trasfigurarono // alla morte in una scorza di arte pia / la mia umile carne stesa in preghiera, // il mio braccio sinistro fissato per te nel cristallo / decomponendosi lentamente nel proprio regno // Sono stata esumata di nuovo / la mia pelle strappata alla figura // saccheggiata per il tuo tocco, il tuo gusto // divorata dalla tua curiosità, dalla tua fede in me // e anche se tieni le mie parti nelle mani / non sono qui / non lo sono mai stata
Autoritratto dopo una festa intorno a Pablo Neruda – chiudendo la porta finalmente / transito allo spazio // non più tenuta in queste gambe goffe di debole carne / torcendo l’innaturale figura in una forma / e trattenendo il respiro impaziente // non dovro’ zittire la voce fino a farmi male, / non mi attacchero’ a commentini intelligenti / forzando un sorrisino sul mio viso // non più allertata ad ogni arto / disponendo le braccia in modo accettabile e snello / perche’ nulla sembri fuori posto // Ora / posso nuotare al mio proprio modo / gridare ad alta voce le mie vere parole e sospirare / Ora // Posso fluire avanti e indietro // diventare me // diventare nel tempo un filo di pensiero // un tratto di creatività // un animale di luce
Traduzioni di Giuseppe Cornacchia, 11-12 Dicembre 2023, diritti riservati
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